Andare in pensione nel 2022 è un diritto di chi ha completato i 20 anni di contribuzione versata ed ha raggiunto i 67 anni di età. E sarà così anche nel 2023, perché la combinazione 67 anni di età e 20 anni di contributi versati è quella della pensione di vecchiaia ordinaria. Ciò che molti non sanno è che per almeno 3 motivi la pensione di vecchiaia nonostante il completamento delle due condizioni è negata. Sembrerà strano ma è proprio così. A volte non basta centrare entrambi i requisiti per avere diritto all’uscita dal mondo del lavoro. Arrivare a 67 anni di età e pensare di poter andare in pensione, ma trovarsi di colpo di fronte ad una amara sorpresa. Niente pensione perché i due requisiti anagrafici e contributivi non bastano. Una situazione di questo tipo non è per niente rara, dal momento che il sistema pensionistico è impostato proprio in questo modo. Ci sono alcune cose da considerare, perché per esempio, chi non ha contributi versati prima del 1996, deve centrare un requisito aggiuntivo. Deve avere una pensione pari o superiore a circa 700 euro al mese. Il vincolo è una pensione alla data di decorrenza, pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Senza questo requisito la pensione slitta a 71 anni. Ancora peggiore è la situazione di chi si trova con 20 anni di lavoro che non valgono 20 anni di contributi. In primo luogo se un datore di lavoro non ha versato i contributi come invece avrebbe dovuto fare. E c’è chi di rende conto di questa carenza solo poco prima di presentare domanda di pensione. O ancora peggio, c’è chi si rende conto di questo dopo la reiezione della domanda da parte dell’INPS. Va ricordato che i contributi non versati si prescrivono in 5 anni a far data dal giorno di scadenza del versamento da parte del datore di lavoro. Solo denunciando l’accaduto entro i cinque anni, la prescrizione definitiva sale a 10 anni. Nulla potrà essere fatto per recuperarli se non si rispettano i termini. Ma c’è anche il versamento insufficiente a bloccare la pensione a 67 anni. Infatti non sempre lavorare un anno intero significa raggiungere i 12 mesi di contribuzione. Esistono dei minimali. Un anno di lavoro pieno deve avere una determinata retribuzione per essere considerato un anno pieno dal punto di vista contributivo. La retribuzione minima ai fini contributivi cambia ogni anno in base all’inflazione. Questo perché è collegata al trattamento minimo di pensione dell’INPS. Nel 2022 il trattamento minimo è pari a 525,38. E dal momento che il  limite annuale per l’accredito dei contributi è pari al 40% del trattamento minimo, la soglia è pari a 10.928 euro, cioè 210,15 euro settimanali. Pertanto, niente pensione a 67 anni se lo stipendio percepito è inferiore a quello che a tutti gli effetti è il minimale utile dal punto di vista pensionistico.

 

(I contenuti che trovate in questo articolo hanno il solo scopo di informare in modo semplice e diretto chiunque si approccia per la prima volta a questo settore, per necessità o interesse, senza voler esprimere un’opinione nè influenzare nessuno)

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